La Naturista

Cesca la Naturista

Francesca Garrone, nata a Monghidoro nel 1920. Il padre Alvise era segretario Comunale, la madre Dora, maestra elementare. Cesca, cosi veniva chiamata a casa era l'ultima, prima di lei tre fratelli. Cesca a casa non aveva una cameretta tutta per se, a scuola era la più brava in ginnastica. Non era bella ma il suo corpicino era in una netta contrapposizione e fin da ragazzina sembrava una riproduzione umana di un " Modigliani". Dopo i vent'anni era ancora vergine; era sempre stata da sola in famiglia perché i fratelli erano rozzi e maleducati e lei invece cosi introversa. Quando arrivava l'estate se ne andava in un campo di grano vicino casa e , mettendosi nuda a riparo degli steli abbastanza alti, si esibiva inventando delle coreografie gestuali dando pieno sfogo alla sua voglia di libertà. Un giorno non troppo lontano dal campo, camminava da solo un militare in divisa delle SS. Altissimo, biondo, aveva una bella macchina fotografica per fissare il paesaggio, cosi antico per lui che non conosceva l'Italia, prima di venire in guerra, aveva venticinque anni e veniva da Dresda. Si fermò , la vide e, nascosto, cominciò a fotografarla da lontano. Preso dal desiderio di conoscerla si spogliò completamente nudo, lasciò tutta la sua roba sotto un albero e, con la macchina al collo, si inoltrò nel campo di grano. Ballando, anzi saltando, con una certa armonia, come faceva Cesca, la raggiunse. I due, pur guardandosi con emozione, continuarono a ballare senza dirsi una parola.

Cesca non parlava tedesco e Helmut non parlava italiano. Helmut nudo era veramente bello ed il modo che aveva usato per avvicinarla era stato pieno di grazia. Cesca era sempre affascinata dalla bellezza di un corpo nudo, ballarono insieme tutta l'estate senza mai sfiorarsi, un giorno, l'estate stava finendo, arrivò il solito temporale. Da tempo il loro spogliatoio era una capanna di canne e fieno, di solito usata per seccare le castagne. Fecero all'amore, per Cesca era la prima volta ma Helmut fu dolcissimo e di fatti continuarono a farlo per tutto l'autunno. Quando giunse l'inverno, Cesca disse alla famiglia che si sarebbe recata a Dresda per iscriversi all'Accademia di danza Naturista a contatto con la natura. Francesca disse seriamente che si era fidanzata con un Tedesco e che sarebbe andata li anche per convogliare a nozze. "Vi darò presto notizie." E con calma fece una sola valigia lasciando tutte le cose che non le interessavano più. Gli abiti per lei non contavano, reprimevano il corpo e lo imprigionavano; a Dresda Francesca cambiò idea, perché sposarsi, praticamente lo erano già. Ne parlò seriamente ad Helmut e lui che l'amava, avendola capita dal primo momento, accettò la sua decisione. In un anno si videro tre volte, la lontananza non era semplice ed un giorno seppe da un ufficiale amico di Helmut che era morto in Italia, quel paese che aveva tanto amato. Il risultato di una sanguinosa nonché disastrosa guerra terminò con l'arrivo degli Americani in Italia ed i Russi a Berlino, terminando con la capitolazione del comandante Supremo tedesco, che senza altro scampo finì i suoi giorni da suicida. Dresda per fortuna non era Berlino e Francesca pensò che bisognava comunque andarsene da una Germania ormai in rovina.

Una suora italiana, Suor Costanza, che aveva conosciuto durante il soggiorno tedesco, la aiutò a lasciare quel paese. Le suore del suo ordine partivano con un pullman ed un lasciapassare, sarebbero andate in Francia, direzione Marsiglia, per unirsi alle consorelle francesi. Francesca indosso l'abito da suora, molto credibile, non era mai stata bella e non aveva mai fatto uso di trucchi, con il vecchio passaporto si aggiunse al gruppo. Fu con loro a Marsiglia per un anno. Cesca, non si sentiva costretta a seguire i rituali delle altre suore e , quando ebbe l'occasione, decise di partire in Piroscafo diretto a Buenos Aires. Senza bagagli, vestita da suora con una borsa, ed il rosario nella cintura e sempre con la macchina fotografica che le aveva lasciato Helmut. Lo sentiva come un modo di essere ancora con lui, per lei averlo amato era un valore indistruttibile. Arrivata a Buenos Aires, non si spogliò dell'unico vestito che aveva, quello da suora; gli venne un idea per sbarcare il lunario e così vestita, nella gran via, cominciò a fotografare la gente del posto. Riuscì a mantenersi per qualche anno sempre in modo ultraeconomico iniziando a fare anche i matrimoni, soprattutto quelli italiani; la monaca fotografa diventò molto popolare. Dopo tre anni, passando di fronte un'agenzia viaggi, vide un invito per un'escursione in Africa. Il manifesto era bellissimo, una danza di uomini praticamente nudi che agitavano lunghi bastoni, Sarebbe stato un viaggio stupendo per le sue fotografie. La sera guardò i suoi risparmi e capì che ce l'avrebbe fatta, la mattina dopo comprò il biglietto aereo, due vestitini femminili molto semplici e preparò la sua valigetta di sempre. Arrivata a Dakar, l'odore intenso di una natura forte e misteriosa la emozionò ed un'altra volta ancora si sentì libera. Da quel momento cominciò a fare un viaggio personale addentrandosi nell'Africa più primitiva. La sua comunicazione a gesti e la sua naturalezza la portavano ad essere l'ospite imprevista ma sempre ben accolta. Con la macchina fotografica di Helmut fece migliaia di fotografie ma solo di uomini nudi. Considerava il corpo dell'uomo la prima fonte di energia creata nel mondo. Col tempo sistemò a Malindi la sua residenza Africana e visse in una casa prefabbricata sulla spiaggia. All'alba, quando alla prima luce del sole, i ragazzi si tuffano nudi nelle onde, lei era già sveglia e li fotografava. Una sera, in un party sulla spiaggia, conobbe un elegante signore di colore in vancanza. Era John Holmes, art director di Vogue, ma cosa fosse Vogue, lei non lo sapeva proprio. Lo invitò a vedere le sue foto, piu di duemila, e John ne rimase folgorato. Le disse " Lasci qualcheduno qui? Se sei libera, vieni con me a New York e delle tue foto ne faremo un gran libro." Per Francesca non era una richiesta sorprendente, tutto sommato anche l'Africa ha dei confini e rispose " Perché no?". Con la sua solita valigia, oramai logora, partì con John alla volta degli Stati Uniti. Giunti a New York, John fu di parola, il libro bellissimo fu chiamato "Black Jungle"; dopo il successo seguirono tanti altri libri fotografici, prese un bel villino a Downtown, rimase sempre amica di John e visse a New York fino alla fine dei suoi giorni. Questo si era un posto senza confini..