Miriam

Miriam: una figurazione speciale

Miriam nacque ad Atene nel 1905 da madre inglese, di Londra, e da un padre che se andò quasi subito. Era Lao Mercuri, Ammiraglio della Marina Greca. La mamma Elizabeth non riuscì a farsi sposare ma, l'ammiraglio, molto in vista, gli fece avere, tramite un avvocato — naturalmente in segreto —un milione di lire, cifra astronomica per quei tempi. Elizabeth capì, che doveva partire con la sua bambina e ricominciare un'altra vita, altrove. Sbarcò a Venezia e comprò un bell'appartamento sul Canal Grande. Crebbe come una Principessa. Imparò oltre al greco, l'inglese, della mamma e perfettamente il francese e il tedesco. Per i suoi diciotto anni la mamma organizzò una grande festa. C'era tutta la Venezia che contava e da lì ebbe il primo amore o flirt con il figlio di una grande casata Veneziana.

Durò molto. Tre anni, troppo allora per due che non si sposavano. Quando Ludovico, il fidanzato, disse a madre e figlia che non si sentiva pronto per sposarsi, le due caddero di nuovo in un vuoto. La signora Elizabeth, parlò seriamente alla figlia: "Miriam, tutta Venezia aspettava il vostro matrimonio, e adesso? Siamo bruciate." Dopo una notte insonne, la madre arrivò ad una conclusione: Mettere in vendita l'appartamento di Venezia ed andare a vivere a Firenze. "Laggiù, a Firenze, ho molti amici inglesi che ci aiuteranno ad avere una nuova vita sociale"- Disse Elizabeth a Miriam. E così fu. In men che non si dica presero un appartamento a Firenze in piazza D'Azelio. Miriam, tornò a vivere. Al circolo Borghesi, vinceva tutti i premi di eleganza. Elegante, colta, e bella ebbe molti ammiratori internazionali, oltre che i buoni borghesi fiorentini.

Ma nessuno le chiedeva di sposarla. Durante l'alluvione del 1963 rimasero isolate ma anche le feste erano diminuite. Tutte e due, madre e figlia si erano invecchiate. Miriam un mattino trovò la madre immobile, morta nel sonno. La vita di Miriam stava di nuovo per cambiare. Tra i suoi amici vi era un regista cinematografico che aveva fatto qualche film a Roma senza grande successo. Un giorno le disse di venire a vivere a Roma, perché a Cinecittà c'erano gli americani che producevano grandi film e che pagavano bene. "Sei una vera signora, elegante, parli tante lingue...Sai chi è una figurazione speciale? Non è una comparsa comune. Ti chiameranno per le scene del "Salone". Dovrai arrivare già vestita, molto elegante. Tu hai un guardaroba molto grande e portati anche i vestiti firmati di tua madre" disse lui a lei. Miriam pensò: "Chissà?" Pochi giorni e si ritrovò a Roma in un appartamento periferico a Cinecittà. Poteva andare a lavorare a piedi. Partecipò a perlomeno un centinaio di film, italiani ma soprattutto americani, sempre ben pagata. Addirittura, in alcuni film, la distinsero in scene, dove il suo profilo incrociava quello del protagonista, magari in un ascensore.

A volte gli Americani gli facevano dire una battuta in inglese. Tutto questo la permetteva di vivere una vita più che decorosa. Nel 1980 a Cinecittà entrò la Televisione e il cinema sparì come d'incanto. Miriam aveva settantacinque anni. I bei tempi dei saloni erano lontani come rumori di piazze lontane. La pensione che aveva non era un granché. Col tempo il suo cuore le dava un po' di problemi. Il Professor Ridolfi, suo grande ammiratore a Firenze, non la faceva pagare. Un giorno squillò il telefono. Era la Marchesa Calzorali di Firenze, una vecchia amica mai persa di vista. Le propose di farle compagnia nel mese di dicembre, in crociera al caldo del Sud America. Avrebbero fatto tappa a Buenos Aires dalla figlia che aveva sposato un industriale argentino. Chiamò, il professor Ridolfi per prenotare la visita periodica. Finita la visita, annunciò con gioia il suo viaggio. Sarebbe tornata tra tre mesi. Il Professore serio le disse: Miriam non te lo puoi permettere. Il tuo cuore ha bisogno di essere operato abbastanza presto, se vuoi continuare a vivere. A questo viaggio devi rinunciare. Dopo l'operazione se ne può parlare. Hai bisogno di un cuore nuovo" Miriam gli risposte con un esile sorriso: "Va bene. Grazie ed a presto" Chiamami quando sarà il momento." Tornò a casa, a Cinecittà, nel suo appartamento colmo di stampelle piene di abiti da sera. Si tolse il soprabito, il cappello, mise la borsetta sul tavolo della piccola cucina, si inginocchiò, aprì il gas, mise la testa nel forno e aspettò di morire.

Un’eleganza surreale
Un’eleganza milanese