Miss Sorriso

Lia di San Marino

Lia nacque a Saracinesco, piccolo paese laziale. La mamma Rosa e il padre Vincenzo, madre casalinga ignorante intelligente e ambiziosa aveva sposato Vincenzo Rossi che aveva l'unico negozio alimentari del paese, l'aveva creato il nonno e quindi Vincenzo, il nipote, era veramente un "partito". Rosa non aveva studiato ma sapeva che "due più due fa quattro". Il primo dramma per Rosa alla nascita di Lia, fu che questa neonata, bellissima, era rossa di capelli e purtroppo il cognome che aveva era Rossi. Disse al marito che nel paese l'avrebbero presa in giro tutta la vita "Rossa Rossi" cosa da pazzi!. Passarono cinque anni ma Rosa convinse Vincenzo che Saracinesco era una morte civile. Lia era a cinque anni una bellissima bambina dai capelli rossi inanellati, ma per fortuna, senza lentiggini con una pelle eburnea e due grandi occhi verdi. Rosa convinse il marito ad iscriversi al Partito Fascista, a vendere il negozio olto ambito da molti ed a partire per la grande Roma. Lì il partito trovò per la famigliola una portineria in Prati. Era un palazzo costruito da poco ma molto elegante, un condominio alto borghese.

L'attico doppio con un grande terrazzo era abitato da Ermete Tacconi, un grandissimo attore di prosa. Rosa lo salutava con deferenza dicendo "Maestro, Buona giornata". Lia bambina, bellissima, salutava con la manina tutti i condomini che le dicevano "sei più bella di Shirley Temple", Lia sorrideva, mandava baci ma non sapeva chi fosse "Shirley". Andò a scuola fino a 16 anni ma poi sarebbe dovuta andare a lavorare, amava vestirsi bene, si truccava e gli piaceva farsi ammirare anche per strada. Con l'aiuto di un condomino, che era un giornalista del "Popolo", Lia fu presentata al circolo della Stampa a Fontanella Borghese e fu presa. Oggi si dice hostess ma allora fu addetta al ricevimento dei soci. In quell'epoca gli Italiani cominciavano a pulirsi i denti tutü i giorni, prima di allora solo la domenica mattina prima di andare a messa. Un dentifricio famoso fece un concorso per il più bel sorriso femminile d'Italia. Lia , spinta dai giornalisti che ormai conosceva, andò da Luxardo e fece una seriedi foto sorridente. Le spedì al settimanale Grand Hotel e se ne dimenticò. Dopo un mese, andando a lavoro al circolo, trovò tutti che l'aspettavano felici. Era miss Sorriso per tutta l'Italia, pazzesco!. Di lì qualche particina nei film dei Telefoni Bianchi, la mamma Rosa l'accompagnava sempre.

Si erano comprati due paletot eleganti per essere sempre "giuste" nei provini che Lia doveva sostenere. Un grande regista famoso, Protetto dal partito, la vide e gridò al miracolo dicendo "Violetta, tu sei Violetta!!" Rosa guardò la figlia e le chiese "ma chi è Violetta?" Il film si sarebbe chiamato "Alfredo, Alfredo", ispirato all'opera La Traviata, il regista l'avrebbe girato in abiti moderni e con un lieto fine. Il padre di Alfredo si sarebbe ucciso e Violetta si sposava con Alfredo in un lieto happy end. Le canzoni del film erano cantate da Alberto Rabagliati. Lo girarono al Cinecittà, quando uscì al Bernini, alla prima, c'era tutto il gota del Partito. Lia diventò per eccellenza la diva dei Telefoni Bianchi. Rossa, molto truccata, le sue ciglia finte furono famose e talmente lunghe che la riparavano anche dal sole. Lia non prese mai il sole perché la sue pelle era bianchissima e questo la rendeva sempre molto fotogenica. Andò a vivere in una splendida villa sull'Appia antica ma , nel frattempo, Roma veniva bombardata. Rosa e Vincenzo, i genitori, oramai avevano una certa serenità finanziaria e decisero di tornare a vivere a Saracinesco. Lia era molto impaurita, tutto stava cambiando. Tempo prima aveva conosciuto un elegante conte italiano omosessuale che viveva a Montecarlo. Lo chiamò e lui fu felice di sentirla dicendole "Lia vieni da me, prima che siano chiuse le frontiere, Vedrai che tutto questo casino finirà presto", lei non se lo fece ripetere due volte e , con una macchina piena di bagagli, fece in tempo a raggiungere Montecarlo passando Ventimiglia (i militari la riconobbero e chiusero un occhio).

A Montecarlo , nell'enorme e splendida casa del Conte Tarquinio kdò del 6110, si rilassò. Tutte le sere cene, feste, nelle serate morte al casinò a giocare alla roulette. Un mondo nuovo, le vincite l'entusiasmavano talmente che le perdite le erano totalmente indifferenti , tanto Tarquinio la sovvenzionava. Un giorno, lei ancora dormiva, sentì un trambusto , si alzò, si infilò gli occhiali neri ed una delle sue mitiche vestaglie ed andò a vedere quello che stava succedendo. C'era la Polizia Francese, tutti nel bagno bianco e oro del Conte : c'era Tarquinio nudo strangolato. Lia era stravolta ma lo fu ancora di più quando vide Michel* il cameriere personale di Tarquinio, un giovane di colore, ammanettato. Tutto era abbastanza chiaro. Visse ancora cinque anni a Montecarlo ma dovette trasferirsi in un appartamentino in affitto perché il Conte non aveva lasciato Testamento. Il casinò, una volta che le feste sparirono, diventò il suo unico impegno serale. Arrivò a non avere più niente e , senza pagare l'affitto, con gli ultimi soldi, decise di tornare in Italia Andò al Lido di Venezia perché anche lì c'era un Casinò. Tutte le sere, con l'ultimo vestito elegante rimastole, stava all'ingresso del casinò. Oramai nessuno la riconosceva, ma con il suo inconfondibile sorriso diceva a chi entrava "Buonasera e Buona Fortuna!". Tutti le davano la mancia, sempre molto lauta. Dopo qualche anno sparì e di lei nessuno seppe più nulla.

Viareggio spiaggia 1930
Riccione spiaggia 1940